venerdì 19 settembre 2014

Corso di Training Autogeno Molfetta


Lo Studio di Psicologia Clinica e Forense THEMIS
aderisce al
l’iniziativa dell'Ordine degli Psicologi della Regione Puglia“Ottobre Mese del Benessere Psicologico”

con la prima lezione gratuita del Corso di 
TRAINING AUTOGENO 

UN’ OCCASIONE PER RITROVARE LA CHIAVE DEL PROPRIO BENESSERE
  

Il Training Autogeno, ideato da J.H.Schultz agli inizi del Novecento, è un metodo di grande successo di autodistensione e rilassamento da concentrazione psichica. 

            I molteplici benefici si realizzano a livello fisico e mentale:
  • Riduzione dell’ansia e dei sintomi ad essa correlata
  • Prevenzione e riduzione dello stress
  • Miglioramento della qualità del sonno
  • Alleviamento dei disturbi psicosomatici (ipertensione, emicrania e cefalea, lombalgia, problemi respiratori, cardiovascolari e gastro-intestinali)
  • Diminuzione delle sensazioni dolorose: ad esempio nel parto
  • Controllo delle reazioni emotive eccessive (irritabilità, aggressività)
  • Recupero delle energie fisiche e psichiche, della capacità di concentrazione e di memorizzazione
  • Ripresa di un contatto positivo con il proprio corpo e con se stessi
  • Diminuzione delle tensioni fisiche e mentali
  • Nello sport è usato per contrastare l’ansia e la tensione preagonistica; aumentare la consapevolezza del soggetto; diminuire le risorse inutilmente perse a causa delle tensioni muscolari
Quante ansie occupano la nostra giornata? Quante energie vengono assorbite dai sempre più innumerevoli stress che provengono da ritmi altamente frenetici? E’ arrivato il momento di concedere a noi stessi un’occasione per ritrovare benessere e armonia.


La OPEN LESSON è gratuita ed aperta a tutti. Ha lo scopo di presentare e far conoscere il corso ed è senza nessun impegno. Dopo la Open Lesson, è possibile decidere se continuare con le lezioni successive. 

Il corso di TA, articolato in incontri a cadenza settimanale, è organizzato per gruppi oppure a livello individuale.

Il Corso è tenuto dalla dott.ssa Antonella de Fazio, Psicologa e specialista in formazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale e dalla dott.ssa Patrizia Costantini, Psicologa e Psicoterapeuta. Si svolge a Molfetta, presso lo Studio di Psicologia Clinica e Forense THEMIS, in Via San Sigismondo N. 19.

Per partecipare aI primo incontro gratuito di Training Autogeno chiamaci al numero 366/6313695 o scrivi all’indirizzo e.mail info@studiothemis.com


martedì 20 maggio 2014

Prossimo Evento Formativo 26.05.2014



Con il patrocinio 
dell'Ordine degli Avvocati
Tribunale di Trani 
 Biblioteca Storica dell'Ordine degli Avvocati di Trani 
Piazza Sacra Regia Udienza n.9 - Trani 

Lunedì 26 Maggio 2014-ore 15,30- 
INCONTRO FORMATIVO DI PSICOLOGIA GIURIDICA 
"ELEMENTI DI PSICOLOGIA DELLA TESTIMONIANZA DEL MINORE PRESUNTA VITTIMA DI REATO" 

RelatorI
Avv. Pasquale Serrone - Consigliere dell’Ordine Avvocati di Trani

 Dott.ssa Mirella Conticelli – Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani

Dott.ssa Antonella de Fazio – Psicologa Clinica esperta in Psicologia Giuridica
 
Dott.ssa Patrizia Costantini – Psicologa e Psicoterapeuta esperta in Psicopatologia e Neuropsicologia Forense

L'evento è stato accreditato dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Trani con attribuzione di n. 4 crediti formativi. 

L'iscrizione, possibile solo attraverso il sistema "Riconosco", è riservata ai primi 200 richiedenti. I possessori di tesserino magnetico accederanno all'evento attraverso l'apposito sistema di riconoscimento che registrerà l'orario di entrata e di uscita ai fini del riconoscimento dei crediti formativi. Evento gratuito.

 La locandina è pubblicata sul sito dell'Ordine degli Avvocati di Trani nella sezione eventi formativi:  http://www.ordineavvocatitrani.it/pubblica/articolo.php?articolo=5265 

info@studiothemis.com

mercoledì 9 aprile 2014

Assistenza Integrata Nutrizionista/Psicologo


ASSISTENZA INTEGRATA 

NUTRIZIONISTA/PSICOLOGO


PIRAMIDE DELLA DIETA MEDITERRANEA MODERNA

Chi non si è mai cimentato almeno una volta nella vita in un regime alimentare per perdere qualche chilo di troppo? Dall’analisi rigorosa dei risultati delle numerose diete emerge un dato paradossale e allarmante: TUTTE le diete funzionano effettivamente ma NESSUNA è efficace.

Che cosa significa?
Significa che tutte le centinaia di diete proposte negli ultimi anni sono in grado di produrre effetti di reale dimagrimento in chi le segue ma ciò che emerge è la loro IMPOSSIBILITA' di mantenimento nel tempo.

Purtroppo la stragrande maggioranza delle persone dopo un po’ abbandona le diete e finisce per riprendere peso, spesso con gli interessi. La privazione del buon cibo a favore di un regime dietetico non soddisfacente da un punto di vista del gusto e delle inclinazioni culinarie personali porta inevitabilmente ad una rottura del percorso dietetico stesso. Del resto già Sant’Agostino insegnava che “non si può vivere senza il piacere”. Spesso la delusione dovuta a tali insuccessi conduce all’atteggiamento depressivo della rinuncia, ovvero all’arrendersi di fronte all’impossibilità di perdere peso e mantenersi in forma.

Da questo scenario che sembra non avere una via di uscita, appare chiaro che se continuiamo a insistere nell’utilizzare gli stessi inefficaci modelli di soluzione, il problema non potrà che rimanere irrisolto.




Il Cambiamento passa per la strada del TRATTAMENTO INTEGRATO

in collaborazione con
lo Studio di Nutrizionismo e Dietetica della dott.ssa Maria Carabellese
OFFRE

il Servizio di ASSISTENZA INTEGRATA NUTRIZIONISTA/PSICOLOGO 

Obiettivo del servizio è assicurare, attraverso la collaborazione sinergica delle suddette figure professionali, un approccio GLOBALE e EFFICACE capace di aiutare a conquistare un benessere psicofisico a lungo termine.

Il Servizio si rivolge a:
- persone con problematiche di sovrappeso o sottopeso;
- persone con scorrette abitudini alimentari;
- persone incostanti nel seguire le diete;
- persone con frequenti oscillazioni di peso;
- persone che per motivi di salute sono costrette a seguire regimi alimentari particolari.

Per prenotare un incontro o richiedere maggiori informazioni rivolgersi a:

dott.ssa Antonella de Fazio 

(Psicologo Clinico)
mob. 366/6313695

lunedì 24 febbraio 2014

Linee guida psicoforensi


LINEE GUIDA PSICOFORENSI Per un processo sempre più giusto

A conclusione del Congresso ‘La condanna dell’innocente, l’assoluzione del colpevole. Cause e rimedi nella prospettiva psicoforense’ - tenutosi a Milano il 23 novembre 2013, organizzato dalla Fondazione Guglielmo Gulotta e dall'Ordine degli Avvocati di Milano, con il patrocinio del Comune di Milano, della Scuola Superiore dell’Avvocatura, dell’Unione Camere Penali Italiana, dell’Ordine Nazionale degli Psicologi e dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia - si è proceduto, con l’apporto interdisciplinare di avvocati, magistrati, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili e criminologi, alla stesura delle Linee guida psicoforensi per un processo sempre più giusto.
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È umano, dunque, che chi giudica possa commettere errori, tuttavia la scienza psicologica rileva che non sempre si tratta di errori meramente casuali, di difficile previsione, bensì talvolta di errori sistematici insiti nel comune modo di ragionare e decidere in condizioni di incertezza. Questa tendenza è drammaticamente confermata dai dati sconcertanti, riguardanti il nostro Paese, con riferimento alle ingenti somme erogate per la riparazione di errori giudiziari e ingiuste detenzioni.
Sulla base delle indicazioni provenienti dalla più aggiornata letteratura nazionale e internazionale in tema di psicologia giuridica, forense e investigativa - nel rispetto delle vigenti norme del Codice di Procedura Penale e delle sentenze di legittimità più significative - l’obiettivo delle Linee guida è quello di offrire a tutti coloro che sono chiamati ad operare, a diverso titolo, nel processo penale, delle indicazioni psicoforensi di carattere concettuale e metodologico che favoriscano la riduzione del rischio che si incorra in errori giudiziari.
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SCIENZE PSICOLOGICHE, PROCESSI DECISIONALI E LORO DISTORSIONI
1. Il libero convincimento del giudice trova una preziosa risorsa nonché un limite invalicabile nelle acquisizioni scientifiche. La valutazione della condotta umana, presente sotto il profilo oggettivo e soggettivo in ogni processo penale, non può affidarsi solo a generiche massime d’esperienza, mutuate dal senso comune. Tale valutazione, ove possibile, dovrebbe:
a) attingere a studi e ricerche propri delle scienze psicologiche che rispettino rigorosi criteri scientifici e che possano rendere le massime d’esperienza verificabili e/o falsificabili;
b) favorire, nell’ambito considerato, la sostituzione del senso comune con conoscenze proprie delle scienze psicologiche.
2. La principale distorsione cognitiva sia nella fase investigativa sia nella fase del giudizio è rappresentata dalla cosiddetta ‘visione a tunnel’. Essa costituisce il punto di confluenza delle tendenze sistematiche per le quali gli individui possono incorrere in illusioni cognitive (bias) quando si trovano a dover decidere in condizioni di incertezza.
3. Poiché i processi decisionali - siano essi individuali o collegiali - sono esposti a meccanismi psicologici di distorsione, per limitarne gli effetti, si dovrebbe sviluppare una consapevolezza della presenza di influenze emozionali e cognitive che producono errori, a prescindere dal grado di esperienza e competenza professionale acquisita.
4. Nella fase investigativa occorre assumere un atteggiamento di scetticismo motivato che conduca non solo a vagliare delle ipotesi alternative a quella ‘preferita’, ma a considerarle, almeno temporaneamente, come vere. Questo al fine di ottenere un effetto di bilanciamento rispetto alla naturale inclinazione umana al verificazionismo.
5. Considerare che le analisi di dati di tipo oggettivo, come le impronte digitali e il DNA, sono suscettibili di errori umani causati da ragioni psicologiche ed emotive. In tal senso, è auspicabile che gli analisti di laboratorio siano chiamati ad operare senza conoscere:
a) le ipotesi degli investigatori che si occupano del caso in questione; b) lanaturadeglialtrielementidiprova; c) i risultati delle analisi di laboratorio attesi dagli inquirenti;
d) se i campioni da analizzare possono risultare incriminanti. Tale informazione dovrebbe essere ignota altresì a colui il quale consegna i campioni all’analista (c.d. metodo del doppio cieco). Oltretutto, andrebbero prodotti, ove possibile, più esemplari della medesima tipologia di elemento di prova mescolati ad altri per far sì che la scelta tra i diversi campioni avvenga al buio.
6. La ricostruzione probatoria deve rispondere a criteri di logicità e coerenza. La mente umana nel richiamare e vagliare episodi del passato li ri-costruisce in quanto storie; in una prospettiva giudiziaria, questo ambito viene chiamato ‘narratologia forense’. Le storie per essere credibili (non necessariamente vere) dovrebbero:
a) presentareifattiinmanieracoerente,plausibileecompleta;
b) essere confrontate con le possibili storie alternative al fine di giungere, tramite un processo comparativo, alla migliore spiegazione possibile.
SCIENZA NEL PROCESSO
7. All’esperto non deve essere richiesto di esprimersi, nemmeno indirettamente, circa l’accadimento e la dinamica dei fatti. In tal senso, esistono strumenti scientifici finalizzati alla valutazione della qualità del racconto ma non alla veridicità del narrato rispetto al fatto storico.
8. Nel valutare l’ammissibilità e la fondatezza degli asserti scientifici introdotti dagli esperti, il giudice, in quanto peritus peritorum, deve esercitare criticamente il vaglio epistemologico dei medesimi. Preliminare attenzione dovrebbe essere orientata al grado di affidabilità della teoria, valutando in che misura la stessa possa fornire concrete e attendibili informazioni a sostegno dell’argomentazione probatoria inerente al caso di specie. Rispetto al metodo, sarà necessario valutare:
a) l’autorità e l’indipendenza del soggetto che gestisce la ricerca nonché la finalità che lo muove;
b) la correttezza metodologica (oggettività e rigorosità), vagliando criticamente gli studi che sorreggono la tesi premessa nonché gli strumenti e le tecniche utilizzati;
c) la discussione critica che ha accompagnato l’elaborazione dello studio, soffermandosi sulle diverse opinioni formatesi e tenendo conto del grado di consenso che la tesi raccoglie nella comunità scientifica.
Ove sia presente un dibattito alimentato da posizioni conflittuali, il giudice, nello scegliere tra le tesi emerse, dovrebbe valutare anche le posizioni minoritarie o non ancora consolidate ai fini del superamento del ragionevole dubbio. In ogni caso, la tesi prescelta dovrà essere dotata di un elevato grado di affidabilità facendo riferimento alle ricerche e agli studi più accreditati.
PROVA DICHIARATIVA: ACCURATEZZA DEL RICORDO E FALSE CONFESSIONI
9. L’esperienza e la ricerca confermano che esistono oltre a confessioni sincere altre che non lo sono o perché frutto di particolari situazioni psicologiche del dichiarante o perché frutto di pressioni esterne o perché causate dall’attività di interrogazione. Per questo, in linea di principio, ogni interrogatorio investigativo, per i delitti più gravi, andrebbe video o audio registrato, anche nei casi in cui ciò non sia espressamente previsto dalla legge.
10. Tenere conto che non è possibile evincere dal solo comportamento verbale e non verbale se il dichiarante sia sincero o se stia mentendo.
11.Diversi protocolli, indicati nella letteratura scientifica di riferimento nazionale e internazionale, inerenti la raccolta delle dichiarazioni dei testimoni e delle persone informate sui fatti, suggeriscono, al fine di ottenere risposte quanto più accurate possibile, di:
a) controllare il proprio comportamento verbale e non verbale (tono di voce, gesti, postura, espressioni del volto...);
b) iniziare con domande aperte, generali, per poi proseguire con quelle più specifiche;
c) privilegiare domande neutre, evitando domande suggestive, salvo nel controesame dibattimentale;
d) favorire la ricostruzione del contesto in cui il fatto da rievocare è accaduto;
e) ai fini di un recupero più articolato, domandare al testimone, all’interno dello stesso ascolto, di descrivere più volte i fatti con cronologie differenti (es. prima la fine, poi dall’inizio);
f) invitare il testimone a distinguere il ricordo dei fatti dalle proprie supposizioni; g) evitare di fare domande multiple, in forma negativa o con doppia negazione; h) non dominare l’interazione, evitando di interrompere il testimone e di fare troppe domande.
12. Particolari cautele e specifici accorgimenti vanno adottati nella raccolta e nel vaglio della testimonianza di minori, di soggetti portatori di deficit cognitivi e di altri soggetti deboli. Sul punto si faccia riferimento ai seguenti protocolli: la Carta di Noto, le Linee guida nazionali – L’ascolto del minore testimone, L’ascolto dei minorenni in ambito giudiziario (documento redatto da C.S.M. e Unicef), le Linee guida per l’ascolto del bambino testimone presso la questura di Roma e, in tema di abusi collettivi, il Protocollo di Venezia.
13. Nella gestione delle udienze dibattimentali è opportuno che il giudice non ponga domande induttive o suggestive.
INDIVIDUAZIONE, RICONOSCIMENTO E TRASCRIZIONI
14. Durante il riconoscimento personale o fotografico, ove possibile, è opportuno che chi lo conduce non conosca l’identità dell’individuo sospettato e che tutte le dichiarazioni testimoniali rese prima, durante e dopo l’identificazione siano documentate mediante strumenti di riproduzione audiovisiva o, quantomeno, fonografica. Sia in sede di individuazione che in sede di ricognizione di persona, si raccomanda che l’operatore, a beneficio di una prassi non contaminante, comunichi al testimone che:
a) il sospettato potrebbe anche non essere presente tra coloro che vengono mostrati di persona o in fotografia;
b) l’addettoincaricatodicondurreilriconoscimentononconoscel’identitàdelsospettato. Durante la procedura di riconoscimento l’operatore dovrebbe considerare che:
a) quando il testimone esprime il grado di sicurezza che ha in merito al riconoscimento effettuato è necessario non fornire alcun riscontro né positivo né negativo;
b) il grado di sicurezza esibito non è in alcun modo connesso con la correttezza del riconoscimento e, in generale, con la veridicità delle dichiarazioni del testimone.
15. La testimonianza circa il riconoscimento di voci udite deve essere vagliata con particolare prudenza poiché risente di numerose variabili contestuali; in particolare, l’esiguità della durata di esposizione allo stimolo spesso non permette la completa attivazione delle modalità proprie del sistema uditivo, necessarie alla corretta codifica di quanto percepito.
16. Le trascrizioni di intercettazioni ambientali, telefoniche, informatiche o telematiche, soprattutto se di parlato acusticamente degradato, dovrebbero essere decodificate indipendentemente da più trascrittori, ignari del contesto di riferimento e, ove possibile, da un esperto di psicolinguistica.
IMPUTABILITÀ E PERICOLOSITÀ
17. La valutazione dell’imputabilità non è vincolata ad un inquadramento diagnostico - le cui categorie sono tra l’altro mutevoli nel tempo - ma può fondarsi su modelli condivisi del processo decisionale concernenti la possibilità del soggetto di autocontrollarsi e di scegliere tra varie alternative; essa si riferisce altresì alle dinamiche motivazionali che hanno agito al momento del fatto e alla loro natura e qualità in senso psicopatologico, nonché a eventuali disturbi della sfera cognitiva che possono agire sulla capacità d’intendere e di volere.
Nei casi in cui si sia riscontrato un vizio di mente, la valutazione prognostica della pericolosità sociale dovrà riguardare gli aspetti clinici psicopatologici relativi ai rischi di recidiva (presenza di disturbi del pensiero, perdita dell’esame di realtà, discontrollo degli impulsi, indisponibilità al trattamento) connessi alla natura e alla gravità delle problematiche rilevate.
In merito alla valutazione della capacità di stare in giudizio - indipendente da quella dell’imputabilità al momento del fatto, essendo riferita alla ‘processabilità’ - occorre tenere conto che essa attiene alla capacità di difendersi dai fatti contestati nonché alla capacità di prendere decisioni processuali di particolare rilievo, per esempio:
a) rendersi conto della gravità degli addebiti e dei rischi sanzionatori;
b) avere la capacità di relazionarsi correttamente con il proprio difensore e di prendere decisioni processuali ponderate (ad es. scelta del rito, possibilità di sottoporsi o meno a interrogatorio e/o esame incrociato, ecc.).
18. La valutazione concernente la pericolosità sociale deve tenere conto dei parametri clinici, psicologici e criminologici relativi al rischio di recidiva, connessi a natura e gravità del reato, da vagliare, ove possibile, con l’utilizzo di strumenti specifici.
FORMAZIONE (PROGRAMMI E CORSI DI FORMAZIONE)
19. Affinché il sistema possa autocorreggersi, è necessario che i magistrati penali conoscano il destino delle loro sentenze quanto alla valutazione che avviene in altri gradi di giudizio.
20. Tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nei procedimenti giudiziari (esperti, avvocati, magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria, praticanti, ecc.) sono tenuti alla formazione ed al continuo aggiornamento scientifico e professionale circa gli argomenti oggetto delle presenti Linee guida. Questi corsi potranno essere organizzati anche attraverso la collaborazione di istituzioni, enti di ricerca, università, Scuola Superiore dell’Avvocatura, Scuola Superiore della Magistratura e Ordini Professionali. Nella fattispecie sarebbe necessario:
- promuovere la consapevolezza delle problematiche investigative e giudiziarie attraverso l’analisi dei casi;
- svolgere ricerche inerenti le fonti umane di errore e porle in stretta connessione a ricerche volte a quantificare e caratterizzare precisamente le diverse tipologie d’errore;
- sviluppare, a partire dai risultati delle suddette ricerche, delle procedure standard – protocolli e linee guida – al fine di minimizzare potenziali bias e fonti di errore;
- impiegare le procedure individuate come corrette e idonee in tutti i tipi di indagine forense;
- incoraggiare la capacità di posticipare il più possibile le conclusioni fino a che non si è in possesso di tutti gli elementi necessari per decidere;
- favorire i processi di identificazione dei segnali ‘tipici’ di una possibile adozione della visione a tunnel;
- considerare ipotesi alternative e prospettive differenti; esplorare anche le idee frutto di intuizioni senza però affidarsi ad esse aprioristicamente;
- promuovere il confronto al fine di analizzare criticamente tutti gli aspetti implicati nel caso oggetto di discussione;
- assegnare a qualcuno, all’interno del gruppo di lavoro, il ruolo di ‘avvocato del diavolo’ che si faccia portavoce delle ipotesi ‘impopolari’ o contrarie all’idea prevalente;
- abituarsi a chiedersi‘come sappiamo ciò che pensiamo di sapere?’; 
- vagliare criticamente i casi in cui si è appreso di aver assunto decisione errate.
Le presenti Linee guida andranno aggiornate sulla scorta dell’esperienza e del progredire delle acquisizioni scientifiche.

Milano, 24 novembre 2013

Sulla scorta delle numerose Commissioni sorte a livello internazionale, successivamente alla divulgazione dei dati emersi dall’Innocence Project, gli autori di questo documento auspicano una ricerca sulla casistica nazionale inerente ingiusta detenzione, errori giudiziari che hanno comportato una riparazione pecuniaria e processi conclusisi con sentenza definitiva risultata errata a seguito di processo di revisione.

IL DOCUMENTO È STATO APPROVATO DA:
Ernesto Aghina, Anna Balabio, Rocco Blaiotta, Cristina Cabras, Giovanni Battista Camerini, Paolo Cherubini, Vincenzo Comi, Angelo Costanzo, Antonietta Curci, Luisella De Cataldo, Paolo Della Noce, Antonio Forza, Paolo Giuggioli, Guglielmo Gulotta, Cataldo Intrieri, Silvestro Lecce, Moira Liberatore, Maria Luisa Lo Gatto, Laura Lombardi, Gabriele Magno, Maria Beatrice Magro, Claudia Marceddu, Alarico Mariani Marini, Carmela Parziale, Luisa Puddu, Irene Rossetti, Rino Rumiati, Ugo Sabatello, Giuseppe Sartori, Claudia Squassoni, Giorgio Vaccaro, Maria Chiara Zanconi, Georgia Zara, Lorenzo Zirilli, Marco Zuffranieri.

giovedì 13 febbraio 2014

Relazioni sessuali con minori e Internet



I risultati allarmanti di una ricerca condotta da Ipsos 
per Save The Children 

Una recentissima ricerca (Gennaio 2014) condotta da Ipsos per Save the Children su un campione di 1001 adulti tra i 25 e i 65 anni, stratificato e casuale e selezionato in base a quote per sesso, età e area geografica ha messo in luce la percezione che gli adulti hanno degli adolescenti e delle relazioni sessuali che questi ultimi possono avere con loro, nonché del ruolo di internet come strumento di incontro a sfondo sessuale.   
Risultati:
- Le interazioni sessuali tra adulti e adolescenti sono ACCETTABILI per 1 italiano su 3, siano esse virtuali o fisiche.

- Il 28 per cento degli adulti tra i 45 e i 65 anni ha tra i propri contatti giovani che non conosce personalmente.

- Oltre 1 adulto su 3 vuole trovare in rete un rapporto di affetto o di amore.

- Quasi 1 italiano su 10 attribuisce la responsabilità dell’iniziativa di contatto ai ragazzi.
I ragazzi di oggi sono considerati dagli italiani più disinvolti nell’approccio con gli adulti (48%) e sessualmente più precoci. Sebbene il 36 per cento degli italiani intervistati considera i ragazzi comunque impreparati nel gestire una relazione sessuale con una persona matura, per contro, per 1 intervistato su 100, la relazione sessuale con un adulto potrebbe addirittura essere FORMATIVA per il minore.
Quanto emerso dall’indagine genera stupore e preoccupazione. Il grado di accettazione sociale delle relazioni sessuali tra minori e adulti esistente nel nostro paese e l’atteggiamento di disimpegno e deresponsabilizzazione rispetto ai ragazzi costituiscono terreno fertile per i fenomeni di abuso sessuale a danno di minori. 
Il ruolo educativo e le responsabilità degli adulti in genere, che siano o meno genitori, nei confronti degli adolescenti sono senza dubbio fondamentali fattori di protezione per i ragazzi.  E’ necessario seguire i ragazzi tanto nella vita reale, quanto in quella virtuale. Gli effetti della violenza sessuale a danno di minori sono devastanti, anche quando questa è perpetrata esclusivamente in rete.
Fonte: www.savethechildren.it


mercoledì 29 gennaio 2014

Supporto Psicologico



Perché consultare lo psicologo?



L'individuo non sempre si prende cura della propria salute psicologica tanto quanto fa con la sua salute fisica. 

Tra l'altro esiste ancora in molti la diffida nei confronti dell'esperto in salute psicologica, percepito e considerato, per scarsa conoscenza in materia, il "medico dei matti".

In realtà andare dallo Psicologo non vuole assolutamente significare essere "svitati", o "diversi", ma, al contrario, significa prendersi cura della propria salute mentale, la quale va di pari passo con la propria salute fisica e con il benessere generale.

In tal modo migliorando e ristabilendo l'equilibrio e lo stato psicologico si migliora notevolmente, in modo direttamente proporzionale, la qualità della propria esistenza in tutti i suoi vari aspetti.

Un supporto psicologico può essere utile:
-per una crisi temporanea
-per favorire una crescita interiore personale
-per delle esigenze di comprensione e/o di orientamento
-per raggiungere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e delle proprie sfere vitali (familiare, sentimentale, sociale, lavorativa, scolastica)
-per dipanare e risollevare dinamiche e difficoltà affettive, sociali, familiari, relazionali, scolastiche, lavorative
-per ritrovare la serenità e la felicità
-per uscire da situazioni di stallo e/o blocco
-per liberarsi da eccesso di ansia, stress, impulsi, pensieri, paure, difficoltà, etc.
-per ristabilire equilibrio e giusto livello di umore e di autostima, -per rimodulare e migliorare il proprio carattere e la propria personalità
-per uscire gradualmente da abusi e dipendenze


Un qualsiasi mutamento o evento nella propria esistenza, come cambiare lavoro, sposarsi, crescere, avere dei figli, superare degli esami, etc., può risultare di difficile elaborazione e superamento.

Così come anche un trauma come ad esempio un lutto, un incidente, la rottura di una relazione, il declino di un progetto lavorativo, la fine di una amicizia, etc. risultano, per così dire, di difficile personale "metabolizzazione" psicologica.

In tal caso un supporto psicologico può risultare un positivo e benefico aiuto, sostenendo la persona attraverso il disagio interno fino alla sua attenuazione e/o scomparsa. Esso può essere utile per migliorare e capire la propria parte interna ritrovando un giusto equilibrio in essa e con il mondo esterno.

Un aiuto psicologico porta a comprendere, riattivare e rinsaldare le proprie energie, capacità, soluzioni e motivazioni interne, permettendo in tal modo il superamento di blocchi ed ostacoli psichici.

Un supporto psicologico da parte di uno specialista della salute mentale può anche essere utile per creare uno spazio diverso da quelli abituali della vita di tutti i giorni, dove finalmente confidarsi e confrontarsi, e nel quale ritrovare punti di riferimento e risposte.

E' consigliabile e propositivo rivolgersi ad uno Psicologo quando un problema psicologico tende ad aumentare di intensità e frequenza, cronicizzando ed invadendo in modo disfunzionale tutte le varie sfere vitali, ma anche quando vi sono solo incertezze, dubbi, domande, etc. di natura psicologica che innescano medio-lievi sintomi psichici e che rendono problematiche le emozioni, le relazioni, il contesto affettivo, lavorativo, scolastico o familiare, etc.

Andare da uno Psicologo non significa, quindi, solo avere un problema psicologico; si può infatti usufruire della sua preparazione ed esperienza anche quando si cerca un parere di un esperto della psiche umana, quando si desidera informazioni e chiarimenti su tematiche di natura psicologica, quando si desidera guardarsi e capirsi dentro e/o quando si vuole un check-up sul proprio stato psichico.
 
Andare da uno Psicologo non significa inoltre una serie di incontri durante tanti giorni a settimana per molti mesi o anni; infatti molto spesso sono sufficienti poche sedute per arrivare agli obbiettivi descritti nelle righe precedenti.

E' altresì importante sapere e ricordare che l'onorario dello Psicologo non è altissimo e rigido, vi è infatti un Tariffario prestabilito dall'Ordine degli Psicologi Nazionale con cifre minime e massime, e dunque il professionista può stabilire le tariffe in base alla situazione del paziente e alla sua volontà. Dunque possono esserci differenze anche marcate tra uno Psicologo ed un altro, accentuate dal fatto che recenti leggi hanno tolto l'obbligo di tariffe minime (sempre nel rispetto dei Codici Professionali).

In sé per sé i sintomi psicologici non sono patologici e patologizzanti, anzi sono utili reazioni di allerta verso ciò che succede intorno e verso le ardue prove che la vita riserva ad ognuno. Se però essi aumentano progressivamente di intensità e frequenza, persistendo troppo a lungo nel tempo e incidendo negativamente nella vita della persona, occorrerebbe porre attenzione e rimedio a tali dinamiche in modo specifico con il supporto di uno Psicologo.

Senza inutile vergogna o negazione del problema sarebbe bene allora cercare e consultare uno specialista della psicologia come lo Psicologo; ciò non significherebbe certo essere bizzarri, matti o diversi, ma avrebbe solo e soltanto il significato intelligente di prendersi o riprendersi cura della propria salute e del proprio benessere psico-fisico, con una azione oculata, responsabile e risolutiva.

tratto da 
http://www.cpsico.com/